L'ADDIO DEL GARIBALDINO
Anno: 1866
Gruppo:
Testo: (Anonimo)Musica: P. P. Parzanese
Menu
(Angiolino)
Spunta il sole alla collina,
E il tamburo già suono ;
Deh, non piangere, o Beppina,
A fin di guerra tornerò.
(Beppina)
Tu mi di' che ti son cara;
Ancor questo crederò;
Ma la tua partenza amara
Notte e dì io piangerò.
(Angiolino)
Pria ch'io fossi innamorato
Una patria Iddio mi die :
Per la patria son soldato,
Mano e cor consacro a te. —
(Beppina)
Non vorrei che in lontananza
Ti scordassi anco di me :
Io ti giuro con costanza
Di pensare sempre a te.
(Angiolino)
Dammi un riccio di capelli.
Che sul cor mi poserà,
E ne' campi e ne' castelli
Notte e di con me verrà. —
(Beppina)
Io son pronta; i miei capelli
Con amore te li dò;
Ma la tua partenza amara
Notte e dì la piangerò.
(Angiolino)
— A te un nastro cilestrino
Sia memoria del mio amor ;
Te lo annoda al corpettino
Dove sai che batte il cor. —
(Beppina)
— lo l'accetto con piacere *
E ti giuro fedeltà;
Tu ritorna vincitore,
E Beppina tua sarà. —
(Angiolino)
— Addio, cara ; in mare o in terra
Ti avrò sempre nel pensier :
Tuo se muoio nella guerra,
Tuo se torno cavalier.
Con la stella in mezzo al petto
Mi fia dolce ritornar.
Mi fia dolce nell'aspetto
A vederti scolorar. —
(Beppina)
— No, non darti in preda al duolo,
Che coraggio io mi farò:
Vai contento, o mio tesoro,
Che a te sempre penserò.
((Angiolino))
Non temer, non sarà mai
Ch'io ti manchi di mia fé;
Ma piuttosto ascolterai
Che morii pensando a te.
Garibaldi già mi chiama
E m'invita alla battaglia,
Con un colpo di mitraglia
Ci fa tutti incoraggiar.
Dunque, addio, cara (Beppina),
Che il tamburo mi chiamò.
Deh ! non piangere, carina ;
A fin di guerra tornerò.
Spunta il sole alla collina,
E il tamburo già suono ;
Deh, non piangere, o Beppina,
A fin di guerra tornerò.
(Beppina)
Tu mi di' che ti son cara;
Ancor questo crederò;
Ma la tua partenza amara
Notte e dì io piangerò.
(Angiolino)
Pria ch'io fossi innamorato
Una patria Iddio mi die :
Per la patria son soldato,
Mano e cor consacro a te. —
(Beppina)
Non vorrei che in lontananza
Ti scordassi anco di me :
Io ti giuro con costanza
Di pensare sempre a te.
(Angiolino)
Dammi un riccio di capelli.
Che sul cor mi poserà,
E ne' campi e ne' castelli
Notte e di con me verrà. —
(Beppina)
Io son pronta; i miei capelli
Con amore te li dò;
Ma la tua partenza amara
Notte e dì la piangerò.
(Angiolino)
— A te un nastro cilestrino
Sia memoria del mio amor ;
Te lo annoda al corpettino
Dove sai che batte il cor. —
(Beppina)
— lo l'accetto con piacere *
E ti giuro fedeltà;
Tu ritorna vincitore,
E Beppina tua sarà. —
(Angiolino)
— Addio, cara ; in mare o in terra
Ti avrò sempre nel pensier :
Tuo se muoio nella guerra,
Tuo se torno cavalier.
Con la stella in mezzo al petto
Mi fia dolce ritornar.
Mi fia dolce nell'aspetto
A vederti scolorar. —
(Beppina)
— No, non darti in preda al duolo,
Che coraggio io mi farò:
Vai contento, o mio tesoro,
Che a te sempre penserò.
((Angiolino))
Non temer, non sarà mai
Ch'io ti manchi di mia fé;
Ma piuttosto ascolterai
Che morii pensando a te.
Garibaldi già mi chiama
E m'invita alla battaglia,
Con un colpo di mitraglia
Ci fa tutti incoraggiar.
Dunque, addio, cara (Beppina),
Che il tamburo mi chiamò.
Deh ! non piangere, carina ;
A fin di guerra tornerò.