INNO A TRIESTE (ODE A TRIESTE)
Anno: 1951
Gruppo:
Testo: Marino GargiulloMusica: Gennaro Fiume
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La carne dilaniata frusto a frusto
patì l'oltraggio; ma le glorie avite
le ripeton, per Te, su da San Giusto
- o Madre eterna dalle molte vite! -
le sacre e amate voci di campane
che chiamano a raccolta i vivi e i morti,
che ricordan che Dio si è fatto pane
perchè ciascun ripari i propri torti!
Campane di Trieste, sul Nevoso
Monte il richiamo giunge come un pianto
e su l'Adriaco mare procelloso
de le straniere prue fustiga il vanto.
Spalato, Zara, Sebenico, Pola
e tu, perla radiosa del Quarnaro,
Fiume - che sei di ogni altra la più sola -
poi che discese nell'avello amaro
Gabriel che redense la tua attesa;
e tu Albona e tu Veglia e tu Rovigno
tolte all'Italia dall'istessa offesa foste,
e piagate con livor ferrigno.
Ma Trieste, Tu no - T'arde d'attorno
la molteplice brama di possesso:
tra l'oriente e il ponente nel bicorno
la foja su Te preme dell'amplesso.
Pura Tu resti e da le tue campane
s'alza la prece de la nostalgia:
e dal cielo si effonde su le altane
come un peana che la Patria india!
Salva Tu sei dall'ibrida contesa
di tanti mercatanti per la preda
agognata, che sfugge nell'attesa,
senza che alcun di loro se ne avvedal
« Italia » è la tua voce. Nel pantano
marcescente zittisce il gracidare
delle rane melmose. Da lontano
mille voci si levano a invocare
Te, Trieste, creatura dell'amore
e del tormento nostro! Sono i figli
dei fanti che ti ebbero nel cuore
e che caddero all'ombra dei tuoi gigli.
Circonfusa di gloria come un mito
Tu sovrasti il destino, mentre ancora
ricordi ansiosa il passo di granito
delle invitte Legioni ed alla prora
alta, lanciata verso l'infinito,
affidi i segni della nuova aurora.
patì l'oltraggio; ma le glorie avite
le ripeton, per Te, su da San Giusto
- o Madre eterna dalle molte vite! -
le sacre e amate voci di campane
che chiamano a raccolta i vivi e i morti,
che ricordan che Dio si è fatto pane
perchè ciascun ripari i propri torti!
Campane di Trieste, sul Nevoso
Monte il richiamo giunge come un pianto
e su l'Adriaco mare procelloso
de le straniere prue fustiga il vanto.
Spalato, Zara, Sebenico, Pola
e tu, perla radiosa del Quarnaro,
Fiume - che sei di ogni altra la più sola -
poi che discese nell'avello amaro
Gabriel che redense la tua attesa;
e tu Albona e tu Veglia e tu Rovigno
tolte all'Italia dall'istessa offesa foste,
e piagate con livor ferrigno.
Ma Trieste, Tu no - T'arde d'attorno
la molteplice brama di possesso:
tra l'oriente e il ponente nel bicorno
la foja su Te preme dell'amplesso.
Pura Tu resti e da le tue campane
s'alza la prece de la nostalgia:
e dal cielo si effonde su le altane
come un peana che la Patria india!
Salva Tu sei dall'ibrida contesa
di tanti mercatanti per la preda
agognata, che sfugge nell'attesa,
senza che alcun di loro se ne avvedal
« Italia » è la tua voce. Nel pantano
marcescente zittisce il gracidare
delle rane melmose. Da lontano
mille voci si levano a invocare
Te, Trieste, creatura dell'amore
e del tormento nostro! Sono i figli
dei fanti che ti ebbero nel cuore
e che caddero all'ombra dei tuoi gigli.
Circonfusa di gloria come un mito
Tu sovrasti il destino, mentre ancora
ricordi ansiosa il passo di granito
delle invitte Legioni ed alla prora
alta, lanciata verso l'infinito,
affidi i segni della nuova aurora.
Note
Ogni orgoglio, ogni fede ed ogni speme d'italica progenie ha un solo nome: « Trieste! ». E' come un lievito che freme nelle virtù sopite, ma non dome!Roma 1 maggio 1951
Al Concorso "Premio Poesia Trieste 1951", indetto dal Movimento Artistico Nazionale (M.A.N.) per la miglio¬re lirica che esaltasse Trieste città italiana, hanno partecipato 703 poeti italiani residenti in Italia e attesterò. La premiazione ha avuto luogo in Roma il 28 giugno 1951.