ALL'EROE DEL MARE
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Testo e musica: (Anonimo)Menu
Tu sei della Patria
Superbo campione
che sfida il periglio
con cuor di leone!
Del mare nei vortici
l'odiato vessillo
con gesto magnifico
facesti sparir !
Di Lissa, l'ingiuria
per te fu punita,
d'Absburgo l'orgoglio
sapesti schiacciar !
Milazzo, fatidica
città di Vittoria,
or tende al gran figlio
il lauro di gloria!
La stella d'Italia,
nel cielo radioso,
di luce più fulgida
risplende per te !
O sangue purissimo
di stirpe latina!
O fuoco indomabile
che eterno sarà.
Forte Eroe di Premuda e di Pola,
a tè l'inno' d'Italia festante!
L'ombra lieve di Sauro a tè vola,
e il suo bacio fraterno ti dà!
Superbo campione
che sfida il periglio
con cuor di leone!
Del mare nei vortici
l'odiato vessillo
con gesto magnifico
facesti sparir !
Di Lissa, l'ingiuria
per te fu punita,
d'Absburgo l'orgoglio
sapesti schiacciar !
Milazzo, fatidica
città di Vittoria,
or tende al gran figlio
il lauro di gloria!
La stella d'Italia,
nel cielo radioso,
di luce più fulgida
risplende per te !
O sangue purissimo
di stirpe latina!
O fuoco indomabile
che eterno sarà.
Forte Eroe di Premuda e di Pola,
a tè l'inno' d'Italia festante!
L'ombra lieve di Sauro a tè vola,
e il suo bacio fraterno ti dà!
Note
La canzone è un omaggio al capitano di corvetta Luigi RIZZO insignito di 2 Medaglie d'oro al Valor Militare.(Nota biografica tratta dal sito della Marina Militare: http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/medaglie/Pagine/RizzoLuigi.aspx)
Luigi Rizzo è l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito ardimentoso della Marina Militare nella Prima Guerra Mondiale dimostrando doti di coraggio, forza spirituale e coerenza morale davvero uniche.
Egli nasce a Milazzo (Me) l’8 ottobre 1887. Cresce in una famiglia dove il mare e l’amor di Patria sono elementi imprescindibili dell’educazione dei figli. Nipote, figlio e fratello di marinai, si avvia fin da subito alla vita di mare imbarcandosi a otto anni sulla nave comandata dal padre, dimostrando di possedere piede marino e ottima predisposizione.
Nei 1905, non ancora diciottenne, ottiene la licenza d’onore all’Istituto Nautico di Messina ovvero il diploma di aspirante al comando di navi mercantili.
Imbarcatosi come mozzo apprendista sul veliero Speme sulla rotta Genova Buenos Aires, rischia il naufragio nelle vicinanze di Capo Horn. Dopo ulteriori esperienze a bordo della Siciliano e della Livietta, nei primi mesi del 1912 raggiunge i traguardi da lui tanto desiderati: diventare Capitano di Lungo Corso e il 17 marzo assumere il grado di Sottotenente di Vascello di complemento della Riserva Navale nella Marina Militare.
Nel 1912 lavora per la Commissione Europea del Danubio nel Mar Nero e merita una medaglia per il suo eroismo per aver salvato, al comando di una pilotina, un piroscafo da sicuro affondamento.
Nell’estate del 1914 rientra in Italia perchè richiamato alle armi prima alla Maddalena e poi, come istruttore, a Venezia. Il precipitare degli eventi lo porta a richiedere di entrare in azione ed è allora che inizia la sua storia di affondatore, il soprannome con il quale è maggiormente conosciuto.
Sin dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale si distingue, infatti, prima nella difesa marittima di Grado, ottenendo una medaglia d’argento al valor militare, poi, trasferito nella nuova arma dei MAS, per la partecipazione ad audaci missioni di guerra per le quali merita 2 medaglie d’oro al valor militare, 3 d’argento e la promozione a Tenente di Vascello per meriti di guerra.
Tra le imprese da ricordare l’azione del dicembre 1917, per la quale gli è conferita la prima medaglia d’oro al valor militare ovvero l’affondamento, a mezzo siluri lanciati dal MAS da lui comandato, della corazzata Wien nelle acque del porto di Trieste.
Nel febbraio 1918 è protagonista della Beffa di Buccari, un’azione all’interno del sistema difensivo austriaco che, pur non ottenendo risultati concreti, risolleva lo spirito delle forze armate italiane dopo la sconfitta di Caporetto. In tale circostanza viene coniato da Gabriele D’Annunzio il motto del MAS: Memento Audere Semper.
Con l’azione, detta di Premuda perchè si svolge nelle acque prospicenti quest’isola della Dalmazia, viene insignito della seconda medaglia d’oro al valor militare. La notte del 10 giugno Rizzo riesce a colpire e ad affondare la corazzata Santo Stefano mentre dirige con la flotta austriaca verso lo stretto di Otranto per forzarne il blocco degli alleati. La perdita della Santo Stefano rappresenta un colpo troppo duro per la Marina Austro-Ungarica, che da quel momento sospende ogni azione sul mare. In onore di questa vittoria la Marina celebra la sua festa proprio il 10 giugno.
Finita la guerra, nel 1919 partecipa all’impresa di Fiume, dove ricopre anche la carica di Comandante della flotta del Quarnaro, e l’anno dopo lascia il servizio attivo con il grado di Capitano di Fregata. Nel 1929 ricopre la carica di Presidente della Società di Navigazione Eola di Messina.
Nel 1935, per meriti di guerra, è insignito del titolo di Conte di Grado e, nel 1941, di Premuda.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale rientra in Marina per occuparsi della difesa del Canale di Sicilia, ma è presto dispensato dal servizio per assumere, da Ammiraglio di Squadra della Riserva Navale, la Presidenza, del Lloyd triestino prima, dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico poi. In tale incarico, dopo l’otto settembre, ordina il sabotaggio dei transatlantici e dei piroscafi affinché non cadano in mano tedesca. Per questa sua direttiva è deportato in Germania. Rimpatriato al termine del conflitto, muore a Roma il 27 giugno 1951.