Jan Palach è un giovane ventenne, studente di filosofia dell’Università di Praga, che dopo le speranze della Primavera (la stagione riformista nella quale in molti confidavano per ottenere libertà, diritti civili e miglioramento delle condizioni sociali), assiste alla repressione militare del movimento che l’ha promossa da parte delle truppe dell’Unione Sovietica. Ed è per protestare contro tale grave ingiustizia che, nel pomeriggio del 16 gennaio 1969, Jan si reca in piazza San Venceslao e, cosparso di benzina, si dà fuoco. La sua agonia dura pochi giorni: muore infatti il 19 gennaio. Al suo funerale, il 25 gennaio, partecipano oltre 600 mila persone, provenienti da tutto il Paese.
Dai suoi scritti, lasciati in uno zaino volontariamente posto lontano dalle fiamme affinché i suoi pensieri venissero conservati e conosciuti da tutti, emergono le motivazioni del suo gesto e il contesto umano e politico in seno al quale la sua decisione era stata presa. “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione – si legge in uno dei suoi quaderni – abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”. E ce ne furono, purtroppo, altre sette di torce umane, meno note in quanto la censura comunista ha con successo ostacolato la diffusione delle loro storie. Altre sette giovani vite (tra esse l’amico Jan Zajic), seguirono l’esempio di Jan, divenendo a loro volta Esempi per tutti coloro che lottano per la libertà.
1969-2019. Quest’anno cade il 50° anniversario del sacrificio di Jan Palach, un sacrificio estremo fatto nel nome della libertà e contro l’oppressione comunista che coi carri armati aveva stroncato nel sangue la primavera di Praga.
Ora che l’ipocrisia inutile dei discorsi si è spenta,
ora che sei un ricordo, ora ti voglio parlare.
Per chi sei morto? Non importa, ci credevi!
È stato inutile? Non importa , ci credevi!
Ci credevi. Con queste parole lo ricordava Carmine Asunis con la sua poesia “Io credo” scritta all’indomani della sua morte. E con lui un intero mondo politico che ne ha sempre onorato la memoria e celebrato il sacrificio, perché incarnava un simbolo di libertà contro l’oppressione comunista, ma anche un simbolo di speranza a cui ispirarsi.
Ma ora l’ipocrisia inutile dei discorsi è tornata. Travestita da ricordo, da celebrazione di un intellighenzia che ieri ne ha obliato il ricordo (e se avesse potuto lo avrebbe condannato alla damnatio memoriae) perché era anticomunista e che oggi, invece, lo spoglia dell’anticomunismo per trasformarlo in un martire che si immolato contro tutte le dittature, per snaturarne è ucciderne il vero ricordo.
E di fronte a questa ennesima mistificazione della storia, a questa ipocrisia che forse già domani si spegnerà nuovamente, noi continuiamo e continueremo a ricordarlo come abbiamo sempre fatto. Ricordando, attraverso le nostre canzoni, il suo sacrificio e quel fuoco di libertà che accese il cielo d’Europa.
Il fuoco è un’altra delle linee che hanno unito questi anni Jan Palach, nel 1968, si uccide col fuoco a Praga. Romas Kalanta si uccide col fuoco in Lituania, i fratelli Mattei muoiono bruciati in Roma. Alain Escoffier si dona alle fiamme sugli Champes Elysées di fronte alla sede dell’Aeroflot ….. Nel fuoco e nel sangue avremmo voluto costruire la nostra Europa, non nelle parole dei politicanti e non nella logica commerciale dell’Europa comunitaria. Nel fuoco e nel sangue abbiamo testimoniato questi anni.
(Guido Giraudo – Verona 23 aprile 1988 concerto “Per non dimenticare”)
1969 – IO CREDO
poesia Europa Civiltà scritta da Carmine Asunis e pubblicata su “La Spada e la rosa”
1969 – IO CREDO
Canzone di Europa Civiltà, testo e musica di Carmine Asunis
1975 – JAN PALACH
Canzone del Gruppo Padovano di Protesta Nazionale scritta da Fabio Ragno e poi pubblicata dalla Compagnia dell’Anello.
Versione 1978 tratta dalla musicassetta “Dedicato all’Europa”
Versione 2014 tratta dal Cd “Quadraginta annos in unum fideles”
1976 – LA DANZA DI PRAGA
Canzone del Nuovo Canto Popolare pubblicata sull’ EP “Cantare è lottare – Aquila n. 2” (1976)
1977 – IO CREDO
Canzone degli ZPM pubblicata nella musicassetta “Una voce controvento” (1977) tratta dalla poesia di Carmine Asunis
1978 – PRIMAVERA ’68
Canzone degli ZPM pubblicata nella musicassetta “Gioventù e libertà” (1978)
1980 – JAN
Canzone dei Messaggeri del Sole pubblicata nella musicassetta “Solaria” (1981)
1990 – JAN
Canzone inedita di Massimo Rotoloni. Registrazione dal vivo (Perugia, dicembre 1990)
2003 – LE FATE DI PRAGA
Canzone di Skoll pubblicata sul Cd “Lune feroci” (2003)