Il 24 agosto su Radio Fenice è andata in onda l’intervista a Guido Giraudo sulla musica alternativa attraverso la storia degli Amici del Vento e sul libro di Sergio Ramelli di cui è il coautore.
Potete qui ascoltare l’intervista, che è disponibile e scaricabile sul sito di Radio Fenice che invitiamo a visitare.
Camminando con libero passo. Una storia padovana 1969-1978
Recensione a cura di Silvia Preda
È come Orientamenti…ma si capisce! Questa, la prima considerazione che mi è venuta una volta sfogliate anche soltanto le prime pagine del libro di Mario; considerazione seguita giocoforza dal pensiero che questa pubblicazione sia in primis da dedicare ai giovani.
Sì, perché voglio sfidare chiunque, a 15 anni, a leggere Evola, apprezzarlo e capirlo – nonostante tutti quelli che abbiano iniziato la militanza da ragazzini, per darsi un tono, abbiano recitato la parte del profondo estimatore del noto filosofo: io non l’ho ancora capito a quarant’anni più che suonati, figuriamoci!
Ecco, il libro di Mario, dal punto di vista dell’immediatezza, è il contrario: arriva diretto, facendone diventare immediatamente protagonista il lettore.
Dalla seconda di copertina si apprende che è una “storia romanzata”. Ma di romanzato, tranne qualche sporadico episodio o dettaglio individuabile solo da chi conosce personalmente l’autore, c’è ben poco: il volume è la storia incredibilmente – e terribilmente – reale dei giovani missini (e voglio definirli così quei ragazzi, dando all’aggettivo “missino” il suo significato originario e più puro) della Padova degli anni ’70, storia che lo stesso Mario Bortoluzzi ha voluto sottolineare non essere stata mai raccontata in maniera mirata, nonostante Padova, soprattutto se posta in rapporto a città molto più popolate, abbia in quegli anni versato uno dei tributi di sangue e di gioventù più alti in Italia.
Il motivo per cui il libro di Mario arriva così diretto è proprio questo: niente “undici punti”, niente proclami ideologici, ma pura narrazione di una storia e di una vita vissuta che diventa immediatamente Esempio; esempio di come giovani studenti, ragazzi poco più che maggiorenni, abbiano saputo affrontare intimidazioni, persecuzioni, l’assassinio di persone a loro vicine e, non da ultimo, una carcerazione preventiva che, all’epoca, poteva non finire mai, in quanto sorretti dalla fede in un’idea e dalla fiducia riposta in chi stava al loro fianco, riuscendo così ad attraversare la vita cantando sempre con la fronte al sole.
Per questo, pur nella certezza che il volume verrà apprezzato anche da chi già è adulto e ha una propria formazione, oltre che da chi quegli anni li ha anche proprio vissuti, “Camminando con libero passo” deve essere destinato nella maniera più ampia possibile ai ragazzi.
Perché anche loro possano provare la gioia di sentirsi dire, come è stato detto al giovanissimo Mario nelle prime pagine del libro: “domani riunione alle cinque del pomeriggio, non mancare!”
Riportiamo di seguito il brano “Le armi di Europa Civiltà“, scritto da Pino Tosca nel quaderno di Europa Civiltà.
Nel testo sono sintetizzate le vere armi (quelle interiori, quelle valoriali) con cui il militante, il soldato politico deve prima misurare se stesso e poi usare nelle sue battaglie, nella sua lotta. Oggi come quasi mezzo secolo fa, quando queste parole furono scritte. Ogni tempo ha le sue difficoltà e i suoi problemi, ma sapendo riconoscere i giusti valori, si potrà essere sempre d’esempio.
Un ringraziamento a Davide Tosca che ci ha fatto conoscere questo scritto del padre, dandoci quindi l’opportunità di farlo conoscere.
Io quale appartenente al Movimento, sono un combattente. È mio dovere di combattente tener sempre presenti i pericoli cui vado incontro e vincerli con le mie armi. Io stesso sono il forgiatore di esse ed ogni giorno, minuto per minuto, provandole le rafforzo.
LA VOLONTÀ
sarà la mia spada. L’affilo ogni giorno di più, provandola continuamente su me stesso. Senza di lei nulla potrò compiere.
LA FEDELTÀ
sarà il mio scudo. Fedeltà alla Lotta ed alla Vittoria mia e del Movimento. Tenendo sempre imbracciato il mio scudo, sarò un pilastro inattaccabile.
LA DISCIPLINA
sarà il mio elmo. Essa, all’inizio, è la parte più gravosa della mia armatura; quanto più riuscirò a renderla ferrea tanto più essa mi salverà dai fendenti degli inutili “perché”.
LA LEALTÀ
è il mio cavallo. Contro le sabbie mobili della falsità, dell’ipocrisia, del tradimento, mi terrà saldo in arcioni dimostrando la massima lealtà con me stesso e con tutti.
L’ENTUSIASMO
sono i miei speroni. Solo con esso potrò lanciarmi all’attacco sicuro di vincere.
L’ONORE
è la mia insegna. Debbo tenerla sempre alta, e difenderla incessantemente per tutta la mia vita, perché una volta perduto non lo ritroverò mai più.
Ogni minuto è il mio turno di guardia.
VINCENDO ME STESSO CONQUISTERÒ LA VITTORIA.
ESSENDO UN ESEMPIO CONQUISTERÒ IL MONDO
La lotta può essere dura e difficile e ci sono momenti in cui anche la speranza sembra svanire ed è allora che bisogna “affilare le armi” dei nostri valori e continuare ad andare avanti, continuare ad essere esempio nel nulla che avanza. Ce lo ricorda la canzone scritta da Pino Tosca e musicata da Carmine Asunis:
LA TEMPESTA
versione originale cantata da Carmine Asunis (da una registrazione dei primi anni ’70)
versione cantata dal gruppo FEANOR a Rieti il 18 maggio 2019
“Se il paradiso socialista se n’è andato alla malora, riscrivon la storia arroganti più di allora La falce e il martello son nel mondo che c’era, anche il rosso è più rosa sul far della sera”
(Berlino – Amici del Vento)
Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino, un evento epocale che ha segnato la fine della cortina di ferro e la caduta del Comunismo.
Nel 30° anniversario, per celebrare quell’evento epocale che segnò la caduta del comunismo e la fine della guerra fredda, ma anche per ricordare quello che il muro di Berlino rappresentò, Guido Giraudo ha realizzato una mostra fotografica che ne ripercorre la storia attraverso fotografie d’epoca corredate da didascalie e da note storiche.
La mostra è stata esposta in contemporanea a Busto Arsizio, Torino e Sanremo.
In entrambe le edizione, nel corso dell’inaugurazione, è stata registrata un’affluenza di pubblico continuativa e costante. Un successo notevole per la partecipazione, ma soprattutto per l’interesse che il pubblico ha dimostrato nei confronti della storia fulcro della mostra.
A Busto Arsizio la mostra è stata organizzata dalla Comunità Giovanile ed è stata inaugurata nel cortile del municipio sabato 9 novembre alla presenza del sindaco Emanuele Antonelli, del curatore Guido Giraudo e del giornalista Augusto Grandi. La mostra verrà poi esposta fino al 24 novembre nella sede della Comunità Giovanile in vicolo Carpi, 5.
A Torino la mostra è stata organizzata dall’Associazione Libertà in Azione Onlus in collaborazione con l’Associazione Culturale Lorien presso la Casa del quartiere “Ci vediamo in via Dego”, in via Dego 6. Inaugurata l’8 novembre rimarrà esposta fino al 24 novembre.
A Sanremo la mostra è stata organizzata dall’Associazione Culturale Et Ventis Adversis ed stata esposta nella giornata del 9 novembre a Palazzo Roverizio in via Escoffeir.
Il 5 settembre 1877 moriva pugnalato da una baionetta il capo della tribù Oglala Lakota (Sioux), Tashunka Witko, meglio conosciuto col nome di Cavallo Pazzo (Crazy Horse). Gli assassini yankee non gli perdonarono di averli sconfitti a Little Big Horn.
Vogliamo ricordare questo spirito libero, capo e guerriero indomito che seppe, anche se per poco, aver ragione degli Yankee. E con lui è d’uopo ricordare anche l’olocausto del “Popolo degli Uomini” sterminati e rinchiusi in riserve come bestie dai civili portatori di democrazia.
Jan Palach è un giovane ventenne, studente di filosofia dell’Università di Praga, che dopo le speranze della Primavera (la stagione riformista nella quale in molti confidavano per ottenere libertà, diritti civili e miglioramento delle condizioni sociali), assiste alla repressione militare del movimento che l’ha promossa da parte delle truppe dell’Unione Sovietica. Ed è per protestare contro tale grave ingiustizia che, nel pomeriggio del 16 gennaio 1969, Jan si reca in piazza San Venceslao e, cosparso di benzina, si dà fuoco. La sua agonia dura pochi giorni: muore infatti il 19 gennaio. Al suo funerale, il 25 gennaio, partecipano oltre 600 mila persone, provenienti da tutto il Paese.
Dai suoi scritti, lasciati in uno zaino volontariamente posto lontano dalle fiamme affinché i suoi pensieri venissero conservati e conosciuti da tutti, emergono le motivazioni del suo gesto e il contesto umano e politico in seno al quale la sua decisione era stata presa. “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione – si legge in uno dei suoi quaderni – abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”. E ce ne furono, purtroppo, altre sette di torce umane, meno note in quanto la censura comunista ha con successo ostacolato la diffusione delle loro storie. Altre sette giovani vite (tra esse l’amico Jan Zajic), seguirono l’esempio di Jan, divenendo a loro volta Esempi per tutti coloro che lottano per la libertà.
1969-2019. Quest’anno cade il 50° anniversario del sacrificio di Jan Palach, un sacrificio estremo fatto nel nome della libertà e contro l’oppressione comunista che coi carri armati aveva stroncato nel sangue la primavera di Praga.
Ora che l’ipocrisia inutile dei discorsi si è spenta,
ora che sei un ricordo, ora ti voglio parlare. Per chi sei morto? Non importa, ci credevi! È stato inutile? Non importa , ci credevi!
Ci credevi. Con queste parole lo ricordava Carmine Asunis con la sua poesia “Io credo” scritta all’indomani della sua morte. E con lui un intero mondo politico che ne ha sempre onorato la memoria e celebrato il sacrificio, perché incarnava un simbolo di libertà contro l’oppressione comunista, ma anche un simbolo di speranza a cui ispirarsi.
Ma ora l’ipocrisia inutile dei discorsi è tornata. Travestita da ricordo, da celebrazione di un intellighenzia che ieri ne ha obliato il ricordo (e se avesse potuto lo avrebbe condannato alla damnatio memoriae) perché era anticomunista e che oggi, invece, lo spoglia dell’anticomunismo per trasformarlo in un martire che si immolato contro tutte le dittature, per snaturarne è ucciderne il vero ricordo.
E di fronte a questa ennesima mistificazione della storia, a questa ipocrisia che forse già domani si spegnerà nuovamente, noi continuiamo e continueremo a ricordarlo come abbiamo sempre fatto. Ricordando, attraverso le nostre canzoni, il suo sacrificio e quel fuoco di libertà che accese il cielo d’Europa.
Il fuoco è un’altra delle linee che hanno unito questi anni Jan Palach, nel 1968, si uccide col fuoco a Praga. Romas Kalanta si uccide col fuoco in Lituania, i fratelli Mattei muoiono bruciati in Roma. Alain Escoffier si dona alle fiamme sugli Champes Elysées di fronte alla sede dell’Aeroflot ….. Nel fuoco e nel sangue avremmo voluto costruire la nostra Europa, non nelle parole dei politicanti e non nella logica commerciale dell’Europa comunitaria. Nel fuoco e nel sangue abbiamo testimoniato questi anni.
(Guido Giraudo – Verona 23 aprile 1988 concerto “Per non dimenticare”)
1969 – IO CREDO
poesia Europa Civiltà scritta da Carmine Asunis e pubblicata su “La Spada e la rosa”
1969 – IO CREDO
Canzone di Europa Civiltà, testo e musica di Carmine Asunis
1975 – JAN PALACH
Canzone del Gruppo Padovano di Protesta Nazionale scritta da Fabio Ragno e poi pubblicata dalla Compagnia dell’Anello. Versione 1978 tratta dalla musicassetta “Dedicato all’Europa”
Versione 2014 tratta dal Cd “Quadraginta annos in unum fideles”
1976 – LA DANZA DI PRAGA
Canzone del Nuovo Canto Popolare pubblicata sull’ EP “Cantare è lottare – Aquila n. 2” (1976)
1977 – IO CREDO
Canzone degli ZPM pubblicata nella musicassetta “Una voce controvento” (1977) tratta dalla poesia di Carmine Asunis
1978 – PRIMAVERA ’68
Canzone degli ZPM pubblicata nella musicassetta “Gioventù e libertà” (1978)
1980 – JAN
Canzone dei Messaggeri del Sole pubblicata nella musicassetta “Solaria” (1981)
1990 – JAN
Canzone inedita di Massimo Rotoloni. Registrazione dal vivo (Perugia, dicembre 1990)
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