I grandi killer della liberazione

I GRANDI KILLER DELLA LIBERAZIONE

Con questo libro la resistenza delle atrocità non ha più segreti.

I crimini dei partigiani di Luigi Longo, i crimini dei partigiani di giustizia e libertà perpetrati dal Lazio al Friuli durante e dopo la liberazione sono descritti in questo libro attraverso concreti dati storiografici.

Oltre 600 pagine
Oltre 100 fotografie di killer.


(Estratto dal Capitolo Quinto pgg. 322 e 323)

[…] L’accanimento dei partigiani verso le ausiliarie fu sorprendente e inspiegabile dal momento che queste volontarie non avevano operato in conflitti di alcun genere, ma adempivano servizi di fureria, di cucina e di magazzinaggio.
Tutte giovani, molte erano poco più che bambine, come la quindicenne Agnese Cravero, o Marilena Grill, di neppure diciassette anni. La vicenda che le porterà a morire s’inizia il 28 aprile, quando partigiani della 18ª brigata insediatisi nella caserma Valdocco, nell’omonimo viale di Torino, furono sguinzagliati alla ricerca di fascisti, sulla base di nomi e indirizzi scritti su registri abbandonati nella cnvulsione delle ultime ore. Quel giorno due partigiani bussarono al numero 25 di corso Oporto. Aprì Silvia Grill, madre di Marilena, ausiliari dell’ultima ora,tornata a casa dopo quel caos. Era nella sua cameretta e così fu prelevata. E’ scritto che chiese ai partigiani di poter indossare la divisa e così vestita sarebbe stata condotta al comando di viale Valdocco. Dopo cinque giorni di detenzione fu soppressa con altre due ausiliarie, la Cravero e la ventenne Ernesta Raviola.
Non è dato sapere se in quelle giornate di prigionia, avesse subito violenza o fossero comunque maltrattate. Alla luce di analoghe situazioni, è difficile credere che fossero state rispettate. Si sa che furono portate a morire in un luogo poco distante dalla caserma, in fondo a quel viale che a quel punto incrociandosi col viale Regina, prende il nome di Rondò della Forca. Il partigiano che avrebbe dovuto comandare il plotone, Alberto Polidiro, si rifiutò all’ultimo momento: l’età delle tre sventurate, quei visi di bambine, impedirono per un momento che si consumasse la tragedia. Ma rischiò lui stesso d’esser ucciso, minacciato dal comandante della “brigata” Piero Sasso, nome di battaglia Pierin d’la fisa, che subito dopo soppresse le giovani con un colpo di pistola alla testa.
Pierino Sasso, operaio e rivoluzionario, per autorità e ferocia era divenuto comandante partigiano, una “testa calda tra i più spietati giustizieri rossi”.
[…]


Piero Sasso, nome di battaglia Pierin d’la Fisa (1923-1980), cerchiato. Operaio e rivoluzionario torinese fu uno spietato comandante partigiano. Dopo la liberazione uccise giovanissime ausiliarie, come Marilena Grill, poco più che adolescente e Agnese Cravero di 15 anni (3.5.’45)


Torna a Marilena Grill – Bibliografia


Commenti all'Articolo