Lettere dei condannati a morte della R.S.I.

LETTERE DEI CONTANNATI A MORTE DELLA R.S.I.

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Nel volume viene riportata la lettera del Caporal Maggiore del 3° Reggimento Bersaglieri Volontari Difesa Costiera, Giovanni Ruga, fucilato a Rovegno il 30 aprile che qui riportiamo:

(tratto dalle pagine 204/205)

Giovanni Ruga, nato a Gozzano (Novara) il 3 agosto 1923, è inesperto coscritto al Distretto, quando arriva l’8 settembre col relativo generale sbandamento. Anch’egli torna presso la famiglia; ma quello spettacolo umiliante gli rimane impresso profondamente. Da ragazzo, ancora sui banchi delle scuole elementari, una volta aveva pianto al racconto della sconfitta dei piemontesi alla famosa Bicocca della sua città, il 23 marzo 1849: ora la sconfitta della Patria è invece accolta dai più con incosciente allegria. Coi famigliari non fa mistero di quel suo stato d’animo; cosicché nessuno si meraviglia di vederlo partire appena si ha la notizia delle chiamate militari della RSI. Arruolatosi, scrive ai suoi senza dire mai dove si trova, né delle vicende sue. Però, allorché si trova col suo reggimento (III Bersaglieri che fa parte della Divisione Italia) in Liguria, una lettera senza data, ma dell’autunno del ’44, dà particolari intorno ai successi riportati dalla sua Divisione sulle forze avversarie costrette alla ritirata nelle valli della Lunigiana. « Il maggiore dalle piume al vento » così scrive ad un amico scherzando sulla propria qualifica di graduato, « crede ancora con fede cieca nella vittoria ». Solo nell’aprile del ’45 s’accorge che tutto è finito. Non osando dirlo agli amati genitori, lo scrive al fratello minore, mandandogli una lettera tutta affetto e sollecitudine. Porta la data del 15 di detto mese, da Fontaneggi (Genova) ed egli viene ucciso il 30 a Rovegno, come sembra. Sia la data che il luogo di morte sono soltanto congetturali. La Salma stessa dell’ardente caporalmaggiore risulta dispersa, perch’egli è voluto cadere con le armi in pugno, ciò che, invece di destare maggior rispetto da parte degli avversari, forse ha provocato l’occultamento dei resti mortali di lui e dei suoi camerati.

Ecco la lettera.

Fratellino caro,

continuo a chiamarti così benché ormai tu sia ben altro personaggio che  un « fratellino »… Prometti, Domenico, che ci darai sempre più dentro: per i nostri genitori che vivono solo per noi. Ora poi solo tu sei con loro mentre io sono lontano per assolvere al mio santo dovere. Stai tanto vicino a loro, guarda bene di non dargli nessun dispiacere.

Domenico, ormai tu sei un uomo, vero ? Posso quindi parlarti da uomo a uomo. Fratello caro, se io non dovessi più tornare, resterai solo tu per i nostri cari: ti lascio niente se non l’eredità morale. Ama anche per me papà e mamma, non abbandonarli mai più; sii il loro sostegno. Difendili contro tutto e contro chiunque. Dio non vorrà permettere che io non debba più rivedervi, ma potrebbe succedere. Non spaventarti se ti ho parlato così; ma era necessario… Ti dico ancora, Domenico caro, che ti ho sempre voluto bene, di un bene immenso, come mai nessun fratello amò mai fratello…

Ti ripeto ancora: non spaventarti per tutto quello che leggi. Io attualmente sto sano come un pesce. L’orizzonte però è molto nero e bisogna prevedere anche il peggio. A papà e mamma non accennerai niente. Piuttosto che dare ancora un pensiero a papà e mamma… ne hanno già tanti per causa mia. Eppure, Domenico, se dovessi rifare tutto da capo, non ritrarrei di una linea le decisioni che già ho prese… Ad ogni modo qui, per ogni momento, credo di aver sottomano una squadretta decisa, tutta per me e si vedrà…

Tu mi ricorderai come fratello, come amico, come uomo che non ha mai tradito l’Idea di Patria, che per essa è sempre ed ognora pronto a tutto; pure col cuore lacerato per l’immenso amore che porto a tutti voi miei cari.

Sai che cosa è successo proprio mentre incominciavo questo foglio? C’è stato un tentativo di attacco contro di noi. Ancora una volta dopo mezz’ora di sparatoria ecco che riprendo a scriverti. Tra due ore sarà il mio turno di guardia, che ora si monta tutti senza distinzione. Vedi, qui non si è mai sicuri di se stessi, di poter arrivare immuni da male al mattino. Ecco perché ti scrivevo di tante cose tristi. Mi hai compreso, Domenico caro. Ma mi raccomando che papà e mamma cari non sappiano niente…


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tuo Giovanni