ANNULLATO – Sabato 30 Maggio – Tributo ZPM a Verona

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IL CONCERTO E’ STATO ANNULLATO

Sabato 30 Maggio, a Verona, tributo ai ZPM. Ecco il programma:
– Ore 18:00 – Conferenza “Dalla Musica Alternativa al Rock Identitario” – Inni e sogni di generazioni in lotta
– Ore 21:00 – Concerto “Tributo ZPM”

Per tutta la giornata sarà allestita la mostra itinerante “La Storia della Musica Alternativa”.

L’appuntamento è in Viale dell’Industria 24c, Zai, Verona.

Per info: https://www.facebook.com/verona.movimento


Mestoli, chitarre e radici tradizionali

“Fornelli bollenti”: questo il titolo scelto per una particolarissima ed interessante iniziativa la cui prima edizione, recentemente conclusa, ha riunito attorno a tavole imbandite con i piatti tradizionali romani e veneti, uomini e donne che stanno facendo, nel proprio quotidiano, un percorso politico e ideale molto simile. Una gara culinaria dunque, accompagnata da un confronto musicale tra i gruppi identitari di riferimento delle comunità che si sono sfidate. Una gara che, oltre all’entusiasmo e alla voglia di divertirsi insieme, aveva anche l’importante scopo di raccogliere fondi per sostenere il Campo della Memoria di Nettuno e la Piccola Caprera di Ponti sul Mincio, luoghi simbolo di una storia patria gloriosa da proteggere e diffondere.

“L’idea – spiegano le ragazze di Raido e VenetArditamente – è nata nel corso di una semplice chiacchierata in occasione dell’annuale incontro con le ausiliarie del Saf”. Detto fatto: lanciato il guanto di sfida, la Capitale ha visto svolgersi, nel corso di una serata che resterà nella memoria di tutti come una delle più belle bandiere dello spirito comunitario, la prima parte della gara. Donne al lavoro in cucina, con risultati decisamente di rilievo per entrambe le agguerrite formazioni, e gruppi musicali (La vecchia Sezione per i romani e i Topi Neri per il Veneto) che, dopo aver mangiato e bevuto insieme, si sono alternati sul palco a fare da colonna sonora e non solo a scambi di idee e confronto tra i molti presenti. Dato il livello (assai alto!) di entrambe le formazioni, sia in cucina sia sul palco, è risultato praticamente impossibile decretare un vincitore.

fornelli bollenti

Fatto questo che non ha comunque impedito che nel corso della disputa di ritorno, in quel di Verona, si respirasse una sana tensione agonistica, frutto della voglia di confrontarsi e di un orgoglioso e positivo campanilismo tradizionale. “Il cibo – scrivono ancora le ragazze – a detta dei giurati era all’altezza delle aspettative ed il tocco musicale non era certo da meno. Ma ciò che contava era il clima di fratellanza e la voglia di imparare, perché anche la conoscenza di un piatto nuovo e il dialetto che è sinonimo di radici, mettono in luce una parte delle origini di noi tutti”. Alla serata hanno partecipato anche l’ausiliaria della GNR Gina Romeo e Stelvio dal Piaz (Fiamme bianche e oggi tra i creatori della Fondazione RSI): “la loro presenza ci ha fatto molto onore – dicono i protagonisti della gara – perché li consideriamo inossidabili colonne e punti di riferimento fondamentali per tutti noi”.

Ed anche in questo secondo incontro è stato più che arduo stabilire quale fosse la squadra vincente: “intorno alle 2 di notte, con il concerto che non accennava a voler finire – raccontano gli sfidanti – con il benestare di Stelvio si è giunti alla conclusione che nulla fosse più corretto di concludere la gara con una stretta di mano e con la promessa di ritrovarsi il prossimo anno, coinvolgendo altre realtà che volessero mettersi in gioco per far conoscere la propria terra, la tavola, il dialetto. Il tutto supportato dalla propria band di riferimento”.

Cristina Di Giorgi

(Il Giornale d’Italia, 10 maggio 2015)


Freschi pensieri che l’anima schiude

Un percorso attraverso la storia degli italiani: così gli stessi Malnatt hanno descritto il loro ultimo cd, dall’evocativo e dannunziano titolo “Freschi pensieri che l’anima schiude”. Un percorso poetico e musicale, nato, spiegano i componenti del gruppo, “per contrastare la distruzione dell’Italia: è questo infatti l’obiettivo del ‘mondo moderno’: distruggere la ‘forma’ Italia, la sua bellezza, il suo primato in tutte le arti e l’inesauribile capacità degli italiani di ribellarsi con ogni mezzo ad ogni forma di sudditanza. Di fronte a tutto questo noi sentiamo di avere un compito urgente e disperato: cercare di mettere al sicuro almeno le opere più importanti degli italiani, ricordarle e rivalutarle. Certo – è scritto nel libretto del cd – questo nostro tmalnattentativo è solo una goccia nel mare, ma noi ci proviamo comunque”.

Ci hanno provato. E ci sono riusciti, creando un qualcosa di molto particolare: poesie e canzoni in acustico. Chitarra e voce. Note e parole, che vanno a comporre un mosaico di 25 tracce che va ascoltato in silenzio assoluto. Magari di notte, al buio, lasciandosi trasportare dallo spirito che ne costituisce il filo conduttore.

Ciò che resta, alla fine, è un senso di profonda commozione e rinnovata ammirazione per un’Italia di cui andare fieri. Brani di D’Annunzio, Foscolo, De Amicis, Ungaretti. Versi di soldati che, in cielo e in terra, hanno versato il loro sangue per la grandezza d’Italia. El Alamein, i ragazzi della Folgore. E ancora, in musica, l’Istria, la vita dura dei ribelli di ieri e di oggi, il loro orgoglio, la loro voglia di resistere, per dimostrare al mondo intero il senso dell’amore per l’Italia.

Freschi pensieri che l’anima schiude” è un lavoro che contrasta con lo stile rock duro a cui i Malnatt hanno abituato i loro seguaci. Un lavoro che, anche per questo, risulta assai apprezzabile. Colpisce in modo particolare, per chi conosce la potenza del gruppo lombardo, l’espressione vocale e musicale lieve, quasi trattenuta. Che riesce quindi, anche per questo, a dare ancora maggior risalto ai valori che intende tramandare.

Cristina Di Giorgi

(Il giornale d’Italia, 10 maggio 2015)


Sabato 9 Maggio – In tutta Italia serate di solidarietà militante per Spazio Ritter e FN Milano Sud

9 maggio roma ritterSostieni Spazio Ritter e FN Milano sud. La solidarietà è concreta o non è. Per questo, le Comunità Militanti di Casa d’Italia Colleverde (Roma), Il Fascio Etrusco (Cerveteri RM), Raido (Roma), Azione Punto Zero (Santa Marinella RM), Janus (Tivoli RM), Furor (Catanzaro), Movimento (Verona), Covo del Klan (Bari), Identità Tradizionale (Catanzaro), Lucca Skinheads (Lucca), La Comunità Militante dei Dodici Raggi (Varese), Miles 2.11 (Bergamo), Sardegna Skinheads e VFS Veneto Fronte Skinheads hanno deciso di essere promotrici di una serie di iniziative che dal Nord al Sud vogliono sostenere concretamente Spazio Ritter e la sede di Forza Nuova di Milano Sud, vilmente colpiti da attacchi incendiari da chi – oggi come ieri – sa fare dell’odio la propria unica bandiera. A Roma, Bari, Catanzaro, Verona, Lucca, Bologna, Varese, Capoterra il 9 maggio, idealmente uniti dallo stesso sentire al di là di ogni appartenenza o specificità territoriale, ergeremo i nostri canti e i nostri bicchieri in favore di Spazio Ritter e FN Milano sud, avamposti di libertà, come Fenice che risorge più forte e più pura, perché Fedeltà è più forte del Fuoco. #fuocodellasolidarieta #spazioritter #jesuisritter #fnmilanosud

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“E noi sempre in piedi, come lampi di cuore”

Migliaia di persone, ognuna con la sua storia e i suoi ricordi. Migliaia di cuori che hanno riempito prima la chiesa dei Santi Nereo e Achilleo per pregare per Sergio Ramelli e sua mamma Anita e poi si sono riversati nella piazza antistante, dove era stato allestito un palco su cui, a fare da sfondo, erano state poste tre gigantografie dei volti di Sergio, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani, che sembravano osservare tutti quelli che, militanti e gente comune, si stavano preparando a ricordarli.

E’ stato un 29 aprile molto particolare quello vissuto a Milano. Preceduto da tensioni che non hanno nulla a che vedere con la verità e il rispetto per i morti, il giorno in cui la città e non solo ha commemorato l’anniversario dei tre martiri quest’anno ha visto il rinnovarsi di una tradizione forte, intensa, toccante. E da ieri sera condivisa con la cittadinanza. Per la prima volta infatti, il ricordo è stato celebrato in una piazza. Quella del quartiere in cui settant’anni fa Carlo Borsani è stato ucciso. Quella poco distante dalla via in cui, nel 1975, Sergio Ramelli ha incontrato la morte. Quella a poche centinaia di metri dal luogo in cui, l’anno successivo, anche Enrico Pedenovi ha conosciuto l’odio di chi predicava che uccidere un fascista non è reato.

“Su questo 29 aprile avete letto di tutto. L’unica cosa che conta è questa piazza. L’unica cosa che conta – ha detto Guido Giraudo nel suo intervento di apertura della manifestazione – è che siamo ancora uniti nel ricordo di Sergio, Enrico e Carlo e di tutti i nostri martiri”. Giraudo ha poi proseguito sottolineando l’impegno delle realtà organizzatrici dell’evento (Lealtà Azione, Casapound, Forza Nuova e Fratelli d’Italia) e ricordando il significato della commemorazione e le radici del rito dell’Appello, nato nelle trincee quando, dopo una battaglia, i soldati ancora vivi rispondevano “Presente” al posto di quelli che non potevano più farlo.

Poi Barbara e Claudio, attori del laboratorio Vertex teatro, professionisti e anche militanti (come tutti coloro che si sono alternati sul palco e che hanno contribuito con passione e dedizione alla preparazione della serata), hanno recitato un brano dedicato a Carlo Borsani, tratto dall’opera poetica “La libertà” di Alfonso Indelicato.sergio carlo enrico 2

Skoll e Davide Picone hanno quindi aperto l’appuntamento musicale con “Campi Elisi”, che con la sua atmosfera di intensa serenità permette a chi ascolta di “incontrare” tutti coloro che ci hanno preceduto. Molti dei quali sono entrati dalla vita dalla porta sbagliata e l’hanno affrontata ridendo, come ha scritto Massimo Morsello inCanti assassini, che la voce di Skoll ha fatto risuonare tra i palazzi del quartiere di Sergio. I cui capelli al vento e la semplice purezza sono poco dopo tornati a vivere sulle note di Più caro agli dei. Con Anita, uno tra i brani più belli del cantautore milanese, è poi stata di nuovotra quelli che ha sempre considerato un po’ come suoi figli mamma Anita Ramelli.

A lei è stata dedicata anche la seconda interpretazione degli attori di Vertex: un testo tratto dal libro “Una storia che fa ancora paura” (ripubblicato, per questo particolare anniversario, un un’edizione speciale aggiornata). Parole con cui il cuore distrutto di una madre racconta il momento in cui suo figlio le ha detto addio accarezzandole la mano.

I DDT, che come ha detto Guido Giraudo introducendoli, sono stati tra i primi a raccogliere l’eredità degli Amici del Vento nel commemorare in musica il ricordo di Sergio, Enrico e Carlo, hanno poi eseguito la loro 29 aprile, emozionando tutti coloro che, anno dopo anno, si sono ritrovati per le vie di Milano in questa data simbolo di dolore e radici. Rinnovate poco dopo con l’interpretazione, in versione riarrangiata, di brani di Massimo Morsello (Noi non siamo uomini d’oggi), Francesco Mancinelli (Generazione 78) e 270 bis (Non scordo).

Poi di nuovo poesie, tratte questa volta da “Chi ha paura dell’uomo nero” di Paolo Bussagli, lo spettacolo teatrale che ripercorre le vicende dell’omicidio Ramelli. Ultimi a salire sul palco sono stati gliAmici del vento, che hanno eseguito alcune delle loro canzoni (Anni 70, Vecchio Ribelle, Nel suo nome e l’omonima Amici del vento) con cui, negli anni, è stato tramandato il ricordo di atmosfere, sensazioni e modo di essere della Comunità politica riunita in piazza a ricordare i suoi martiri.

Durante tutta la serata i partecipanti, a piccoli gruppi, si sono recati nella vicina via Paladini (angolo via Amodeo), sotto casa di Sergio. A deporre un fiore ed una candela. Bianchi come la purezza di quel giovane che da lassù, insieme a mamma Anita, ha certamente osservato, forse sorridendo, quella silenziosa e commossa processione.

Il culmine della manifestazione si è avuto quando, sul sottofondo delle note maestose e solenni del Tannhauser di Wagner, sono state pronunciate le motivazioni per le quali Sergio, Enrico e Carlo continuano ad essere ricordati. Ed al termine di ogni lettura, migliaia di voci hanno risposto “Presente” alla chiamata dei nomi dei caduti. Un grido che, tra le fiaccole accese che ognuno teneva in mano, ha squarciato il buio della notte e il silenzio dell’indifferenza. Un grido che, accompagnato dalle lanterne portate in alto dal vento, ha raggiunto Carlo, Enrico e Sergio nel cielo d’aprile, insieme alle note di “Il domani appartiene a noi”, coro finale intonato con emozione da tutti i presenti.

Fin qui il racconto di quanto avvenuto. Ciò che è invece difficilissimo da descrivere, perchè a volte le parole non bastano per esprimere come si vorrebbe le emozioni vissute, è la forza trascinatrice e trascinante che serate come quella del 29 aprile a Milano regalano ai cuori puri che vi partecipano. Una forza fatta di lacrime, abbracci, parole dette e non dette, nodi nella gola, gambe che tremano. Una forza fatta di passi silenziosi, di consapevolezza, di lealtà, di impegno, di fatica, di battaglie future. Una forza moltiplicata perchè condivisa con una famiglia ideale pronta a rinnovare ogni giorno nell’azione la promessa fatta a Sergio, Enrico e Carlo. Una forza che consente, a chi se ne fa portatore e scintilla, di camminare verso il futuro sempre a testa alta e di cantare con amore e con orgoglio “noi sempre in piedi, a gridare il suo nome, avambracci distesi, la pace e l’onore! Spiriti tesi, nel giorno che muore, uomini in piedi, come lampi di cuore”.

Cristina Di Giorgi

(articolo pubblicato su Il Giornale d’Italia, 1/5/2015)

(foto di Matteo Pisoni)


Tra le foglie del Bushido e le note di Skoll

“Se il sipario rimarrà sollevato, l’opera continuerà all’infinito”. Questa frase, scelta da Skoll come sintesi e simbolo del suo ultimo cd intitolato Il sogno di Mishima (Perimetro, aprile 2015), è del grande scrittore giapponese. Al quale il cantautore lombardo ha dedicato una nuova perla della sua produzione musicale: un disco che esce in contemporanea con “Danzando nel cratere del vulcano”, il bellissimo libro in cui lo stesso autore ha mirabilmente tracciato un personale ed originale percorso nell’opera del genio nipponico.

Preceduto, come ormai da tradizione, da un’anticipazione scaricabile gratuitamente dal sito di Canti ribelli – Lorien, questo nuovo lavoro di Skoll ripropone, in versione riarrangiata, tutti i brani che uno dei migliori artisti dell’area identitaria ha scritto sul Paese del Sol Levante e sul suo forse più grande rappresentante. Mishima appunto. Il cui sogno (“un Giappone ricoperto di ciliegi in fiore, di giovani desti, di muscoli caldi”, come recita il testo della canzone – l’unica inedita – che dà il titolo al cd) è tratteggiato con notevole intensità dalle note e dalla voce di Skoll. E prende vita in questi dieci brani come un mosaico animato.

il sogno di mishima

Si comincia appunto con Il sogno di Mishima, per passare poi a due pezzi dedicati al kendo (Bushido e La via della spada), che Skoll, da praticante dell’arte marziale che lo stesso genio del Sol Levante aveva fatto propria, descrive con una poesia guerriera coinvolgente e diretta. Seguono Zero e Unità d’attacco Shikishima, che rendono omaggio ai piloti che, con le loro imprese di caccia e sacrificio, hanno scritto, nei cieli, una pagina eroica della storia, non solo del loro Paese. Un Paese che, in Tokio quattrocinque, è immortalato in un momento difficile e durissimo: quello della sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Quello però in cui “sprofondando nel disonore di questa realtà” con intorno le macerie lasciate dal conflitto, c’è comunque chi non cede e attende la rinascita.

Ad una delle più intense opere di Mishima è poi ispirato Patriottismo,un pezzo in cui, come nel racconto e nel film scritto e diretto dal grande scrittore, vita, sacrificio e sangue si fondono in un’unità perfetta di amore e morte. Ed ancora: “l’orgoglio non baratto per un mondo avvelenato! Sono goccia che annuncia la tempesta” canta Skoll in Radio Mishima. Il brano è dedicato al Tatenokai, l’Associazione degli Scudi che, come nelle intenzioni del suo fondatore, ha raccolto la gioventù migliore del Giappone per prepararne la rinascita spirituale, dando un senso profondo al gruppo, che trascende e rafforza l’impegno individuale.

Segue Sole e acciaio, anch’essa ispirata all’omonimo lavoro dello scrittore giapponese, in cui le parole di Skoll e le sue note accompagnano chi ascolta verso una “verità che adesso tu vivrai”, fatta di impegno per rinforzare fisico (e spirito), di “impazienza e voglia di riscatto”, di “anima e corpo nella dualità”. A chiudere un disco che oltre ad essere musica e poesia appare come un mosaico di idee e tradizioni che, se c’è chi le incarna, anche in un Occidente vuoto e decadente possono trovare spazio, c’è Yukio Mishima. Una canzone che, come una pennellata leggera e perfetta, tratteggia in pochi versi il senso più profondo della parabola esistenziale dell’Ultimo Samurai: “come il fiore reciso che io scelsi tra mille per te, il più bello è il più giovane che prima cade sul prato dimostrando che vivere non ha senso senza il morire, ripercorrendo il sostanziale sacrificio degli Eroi”.

(di Cristina Di Giorgi, pubblicato su Il giornale d’Italia del 17/04/2015)